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lunedì, Luglio 24, 2017
Programmi

Vespro della Beata Vergine
nella Basilica Marciana (autori del ‘600)

Vespro della Beata Vergine nella Basilica Marciana

Edizione a cura di Sergio Balestracci

  • Versiculus Deus in adjutorium
  • Responsorium Domine ad adiuvandum a 6 v.  Claudio Monteverdi  (1567-1643)
  • Antiphona Dum esset rex
  • Psalmus 109 Dixit dominus a 8 v. Giovanni  Antonio Rigatti (ca.1615-1649)
  • Concerto Sonata a 6 Francesco Cavalli (1602-1676)
  • Antiphona Laeva ejus
  • Psalmus 112 Laudate pueri a 8 v. Alessandro Grandi (1586-1630)
  • Concerto ”Lilia”  mottetto a 4 v. concertato Alessandro Grandi
  • Antiphona Nigra sum sed formosa
  • Psalmus 121 Laetatus sum, a 3 v. Francesco Cavalli
  • Concerto Sonata VI  due soprani (cornetti) sopra re mi fa sol la Giuseppe Scarani (sec.XVII)
  • Antiphona Jam hiems transit
  • Psalmus 126 Nisi Dominus, a 5 v. Giovanni Rovetta
  • Concerto Venite, sitientes, ad aquas, a 2 voci Claudio Monteverdi
  • Antiphona Speciosa facta est
  • Psalmus 147 Lauda Jerusalem, a 12 v. op. 9 Giovanni Legrenzi
  • Concerto Canzon primi toni a 8 Giovanni Gabrieli (1555-1612)
  • Capitulum Ab inizio
  • Respons. br. Ave Maria
  • Hymnus Ave Maris Stella, a 3 v. concertato Francesco Cavalli
  • Versus Dignare me
  • Ant. Ad Magn. Beatam me dicent
  • Canticum Magnificat primo a 8 voci concertato Claudio Monteverdi
  • Oratio Dominus vobiscum, Concede nos, Benedicamus, Fidelium animae

Compositori della Cappella Marciana del ‘600*

Il Seicento fu per la cappella marciana di Venezia il periodo di massimo splendore: per l’ambitissimo posto di Maestro di Cappella oltre al sommoClaudio Monteverdi vennero ingaggiati i più acclamati compositori dell’epoca: il loro compito era quello di allestire e dirigere un numeroso e qualificato complesso vocale e strumentale, provvedendo inoltre alla composizione di brani per tutte le diverse festività, rinnovandone continuamente il repertorio.

Il Vespro della domenica veniva cantato in gregoriano, ma nelle feste solenni Salmi, Inni e Cantici erano composti ex novo: ogni autore ha lasciato diverse raccolte di composizioni per questa liturgia che offriva massimo spazio alla musica.

Questo programma prevede la ricostruzione liturgica di un Vespro solenne per una festività mariana alternando opere di tutti i principali Maestri di cappella della prima metà del ‘600, nello stesso modo in cui si usava fare a San Marco.

La scelta dei brani, dettata dalla liturgia dei secondi vesperi, è mirata ad esplorare un’ampia varietà di stili e differenti sonorità: il versetto Domine ad adjuvandum, a 6 voci, è quello famoso con cui si apre il Vespro della Beata Vergine di Monteverdi; il Dixit Dominus e del veneziano Rigatti ci porta c considerare quanto lo stile sacro del tempo fosse di alto livello artistico anche in un cosiddetto autore minore.

Il Laudate pueri di Grandi è tratto dall’edizione dei Salmi del 1629; in questa raccolta è interessante vedere come un autore particolarmente versato nel repertorio sacro solistico si inserisca comunque a pieno titolo nella tradizione policorale marciana.

Il Laetatus sum di Cavalli, inserito nella famosa edizione del 1656, è un esempio significativo dello stile concertato (3 voci e 5 strumenti con il basso continuo), come del resto l’inno Ave maris Stella tratto dalla stessa raccolta.

Il Nisi Dominus a 5 di Rovetta, dai Salmi concertati del 1626 contribuisce ad illustrare l’ambiente marciano dei primi trent’anni del ‘600, così come il Lauda Jerusalem di Legrenzi testimonia il perdurare di una tradizione policorale (con due cori vocali e uno strumentale) nel periodo più avanzati del secolo XVII. Il Magnificat I tratto dalla Selva morale di Monteverdi, chiude in bellezza un vespro tutto incentrato sullo stile veneziano basato sulla multicoralità e sulla concertazione voci-strumenti.

Oltre agli interventi gregoriani, richiesti dalla liturgia, strettamente integrati con le composizioni polifoniche, questo vespro prevede anche dei brani strumentali (così come avveniva nella prassi seicentesca). Troviamo anche tra questi delle perle impreviste, come la sonata del frate carmelitano Giuseppe Scarani, mantovano, ma attivo a S. Marco dal 1629, accanto ai più famosi brani di Giovanni Gabrieli (il più “antico” tra gli autori presentati) e di Cavalli (anch’egli, come Monteverdi, Legrenzi e Grandi, veneziano d’adozione) che aveva previsto sei sonate a più strumenti nella citata edizione del 1656, proprio ad integrazione della liturgia.

La ripetizione dell’antifona dopo il salmo è qui sostituita appunto da un “concerto” strumentale o da un mottetto (come nel caso del monteverdiano Venite sitientes, o del mottetto concertato Lilia di Grandi, tratto dal Secondo libro dei mottetti, pubblicato a Venezia nel 1625).

Missa pro defunctis 7 v. (Excerpt) Ahi que dolor (excpert)