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lunedì, Luglio 24, 2017
Programmi

L’erbolato, ragionamento sulla virtù delle erbe
(Ludovico Ariosto 1474-1533)

di Ludovico Ariosto

armonizzato dai versi di Pietro Bembo

intonati da diversi autori

da un’idea di Sergio Balestracci e Alessandro Bressanello

  • BARTOLOMEO TROMBONCINO (c. 1470-c. 1535) – Giogia me abondaa 4 (1) B
  • GIACHES DE PONTE (c. 1500-post 1564) – Però che non la terra a 4 (2) B
  • GIACHES DE PONTE – Anzi non pur Amor a 4 (3) B
  • ANDREA GABRIELI (c. 1533-1585) – Che giova posseder a 3 (4) B
  • GIACHES DE WERT (c. 1535-1596) – Che giova posseder a 4 (5) B
  • EUSTACHIO GALLO (sec. XVI) – Voi mi poneste in foco a 4 (6) B
  • GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA (c. 1526-1594) – Voi mi poneste in foco a 4 (7) B
  • CIPRIANO DE RORE (1521-1603) – Grave pen’in amor a 3 (8) A
  • CIPRIANO DE RORE – Alcun non può saper a 4 (9) A
  • ANONIMO (sec. XVI) – Quand’io penso al martire a 4 (10) B
  • JACOB ARCADELT  (1505-1568) – Quand’io penso al martire a 4 (11) B
  • ANONIMO (sec. XVI) – Amor la tua virtude a 4 (12) B
  • GIACHES DE PONTE – Amor è graziosa e dolce voglia a 4 (13) B
  • GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA – Amor che meco in quest’ombre a 4 (14) B
  • CIPRIANO DE RORE – Era il bel viso a 4 (15) A
  • GIOVANNI DOMENICO DA NOLA (tra 1510 e 1520-1592) – Fuggit’amora 4 (16) B

Ludovico Ariosto e Pietro Bembo sono tra le personalità più importanti di quel rinnovamento culturale e artistico chiamato Rinascimento. Quasi coetanei, si conobbero negli ultimi anni del quattrocento, quando l’Ariosto, nato a Reggio Emilia, si trovava a Ferrara per seguire gli studi universitari di legge, e il Bembo, veneziano, vi trascorreva lunghi soggiorni, preso d’amore per Lucrezia Borgia, entrambi personalità di spicco nel raffinato ambiente umanistico creatosi alla corte di Ercole I d’Este. Entrambi furono protagonisti di un profondo rinnovamento della lingua italiana in diversi generi letterari, l’Ariosto soprattutto nel poema epico e nel genere teatrale, il Bembo nei dialoghi in prosa e nella poesia amorosa. Accanto a loro si formò un’eletta schiera non solo di letterati, ma anche di pittori, architetti, musicisti che contribuirono, oltre che allo splendore culturale di Ferrara, più in generale al nuovo clima di rinascita della cultura, in gran parte basata sulla riscoperta e lo studio appassionato dei classici, instauratosi nelle città che allora soprattutto favorivano le arti, da Venezia a Padova, da Mantova a Urbino, da Firenze alla corte papale. L’intrattenimento di questa sera è un’invenzione sul modello di molti eventi simili di cui abbiamo notizia nella Ferrara del secolo XVI: una veglia colta in cui un attore declama un testo, integrato dall’esecuzione di musiche che coprono l’intero arco del secolo e vanno dal primo cinquecento fino al 1575, l’anno della pubblicazione dei madrigali a tre voci di Andrea Gabrieli, un periodo in cui molte furono le sperimentazioni nel campo della poesia per musica. Tutte i brani musicali presentati sono su testi del Bembo e dell’Ariosto, a testimonianza del persistente favore incontrato dalla loro poesia e dalla lirica amorosa sul modello del Petrarca che soprattutto il Bembo contribuì più di tutti a diffondere. Questo intrattenimento, costruito secondo il gusto e lo stile di quel tempo intende dar diletto al pubblico con l’alternanza di testi recitati e testi cantati e tributare un omaggio a due poeti che condivisero un nuovo senso del bello.

Missa pro defunctis 7 v. (Excerpt) Ahi que dolor (excpert)